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AUTOGRILL - GUCCINI
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La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up,
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e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità,
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come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,
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mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR...
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Bella, d' una sua bellezza acerba, bionda senza averne l' aria,
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quasi triste, come i fiori e l' erba di scarpata ferroviaria,
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il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere
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che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere...
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Basso il sole all' orizzonte colorava la vetrina
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e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina,
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lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
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ed io.... sentivo un' infelicità vicina...
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Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
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per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
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ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
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picchiettavo un indù in latta di una scatola di té...
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Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
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poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare:
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non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
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Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."
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Terminò in un cigolio il mio disco d' atmosfera,
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si sentì uno sgocciolio in quell' aria al neon e pesa,
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sovrastò l' acciottolio quella mia frase sospesa,
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"ed io... ", ma poi arrivò una coppia di sorpresa...
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E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d' ogni cosa,
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cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
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mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,
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le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai...
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ARGENTINA - GUCCINI
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Il treno, ah, un treno è sempre così banale se non è un treno della prateria
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o non è un tuo "Orient Express" speciale, locomotiva di fantasia.
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L' aereo, ah, l' aereo è invece alluminio lucente, l' aereo è davvero saltare il fosso,
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l' aereo è sempre "The Spirit of Saint Louis" ,"Barone Rosso"
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e allora ti prende quella voglia di volare che ti fa gridare in un giorno sfinito,
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di quando vedi un jumbo decollare e sembra che s' innalzi all'infinito.
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E allora, perchè non andare in Argentina? Mollare tutto e andare in Argentina,
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per vedere com'è fatta l'Argentina...
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Il tassista, ah, il tassista non perse un istante a dirci che era pure lui italiano,
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gaucho di Sondrio o Varese, ghigna da emigrante, impantanato laggiù lontano.
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Poi quelle strade di auto scarburate e quella gente anni '50 già veduta,
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tuffato in una vita ritrovata, vera e vissuta,
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come entrare a caso in un portone di fresco, scale e odori abituali,
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posar la giacca, fare colazione e ritrovarsi in giorni e volti uguali,
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perchè io ci ho già vissuto in Argentina, chissà come mi chiamavo in Argentina
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e che vita facevo in Argentina?
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Poi un giorno, disegnando un labirinto di passi tuoi per quei selciati alieni
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ti accorgi con la forza dell' istinto che non son tuoi e tu non gli appartieni,
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e tutto è invece la dimostrazione di quel poco che a vivere ci è dato
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e l' Argentina è solo l' espressione di un' equazione senza risultato,
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come i posti in cui non si vivrà, come la gente che non incontreremo,
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tutta la gente che non ci amerà, quello che non facciamo e non faremo,
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anche se prendi sempre delle cose, anche se qualche cosa lasci in giro,
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non sai se è come un seme che dà fiore o polvere che vola ad un respiro.
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L' Argentina, l' Argentina, che tensione! Quella Croce del Sud nel cielo terso,
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la capovolta ambiguità d' Orione e l' orizzonte sembra perverso.
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Ma quando ti entra quella nostalgia che prende a volte per il non provato
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c'è la notte, ah, la notte, e tutto è via, allontanato.
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E quella che ti aspetta è un' alba uguale che ti si offre come una visione,
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la stessa del tuo cielo boreale, l'alba dolce che dà consolazione
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e allora, com'è tutto uguale in Argentina! Oppure, chissà com'è fatta l' Argentina,
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e allora... "Don't cry for me, Argentina"...
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GULLIVER - GUCCINI
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Nelle lunghe ore d' inattività e di ieri
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che solo certa età può regalare,
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Samuele Gulliver tornava coi pensieri
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ai tempi in cui correva per il mare
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e sorridendo come sa sorridere soltanto
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chi non ha più paura del domani,
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parlava coi nipoti, che ascoltavano l' incanto
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di spiagge e odori, di giganti e nani,
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scienziati ed equipaggi e di cavalli saggi
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riempiendo il cielo inglese di miraggi...
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Ma se i desideri sono solo nostalgia
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o malinconia d' innumeri altre vite,
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nei vecchi amici che incontrava per la via,
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in quelle loro anime smarrite,
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sentiva la balbuzie intellettuale e l' afasìa
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di chi gli domandava per capire.
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Ma confondendo i viaggi con la loro parodia,
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i sogni con l' azione del partire,
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di tutte le sue vite vagabondate al sole
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restavan vuoti gusci di parole...
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Poi dopo, ripensando a quell' incedere incalzante
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dei viaggi persi nella sua memoria,
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intuiva con la mente disattenta del gigante
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il senso grossolano della storia
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e nelle precisioni antiche del progetto umano
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o nel mondo suo illusorio e limitato,
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sentiva la crudele solitudine del nano,
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sentiva la crudele solitudine del nano
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nell' universo quasi esagerato,
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due facce di medaglia che gli urlavano in mente:
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"da tempo e mare, da tempo e mare,
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da tempo e mare, da tempo e mare,
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da tempo e mare non s' impara niente..."
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SHOMER MA MI - LLAILAH? - GUCCINI
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La notte è quieta senza rumore, c'è solo il suono che fa il silenzio
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e l' aria calda porta il sapore di stelle e assenzio,
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le dita sfiorano le pietre calme calde d' un sole, memoria o mito,
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il buio ha preso con se le palme, sembra che il giorno non sia esistito...
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Io, la vedetta, l' illuminato, guardiano eterno di non so cosa
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cerco, innocente o perchè ho peccato, la luna ombrosa
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e aspetto immobile che si spanda l' onda di tuono che seguirà
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al lampo secco di una domanda, la voce d' uomo che chiederà:
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Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell...
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Sono da secoli o da un momento fermo in un vuoto in cui tutto tace,
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non so più dire da quanto sento angoscia o pace,
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coi sensi tesi fuori dal tempo, fuori dal mondo sto ad aspettare
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che in un sussurro di voci o vento qualcuno venga per domandare...
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e li avverto, radi come le dita, ma sento voci, sento un brusìo
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e sento d' essere l' infinita eco di Dio
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e dopo innumeri come sabbia, ansiosa e anonima oscurità,
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ma voce sola di fede o rabbia, notturno grido che chiederà:
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Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell...
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La notte, udite, sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato,
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sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato...
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Ma io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate,
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tornate ancora se lo volete, non vi stancate...
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Cadranno i secoli, gli dei e le dee, cadranno torri, cadranno regni
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e resteranno di uomini e di idee, polvere e segni,
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ma ora capisco il mio non capire, che una risposta non ci sarà,
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che la risposta sull' avvenire è in una voce che chiederà:
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Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
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shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell...
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INUTILE - GUCCINI
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A Rimini la spiaggia com'è vuota, quasi inutile di marzo,
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deserta dell' estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera
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e noi, senza nemmeno un poco d' ironia, fra gusci e quarzo,
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ad inventare insieme primavera.
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Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento,
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picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
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nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
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cifrava il rebus dei cumulonembi.
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Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato,
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corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia:
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di un verde di bottiglia era quel mare affaticato, l' aria una stanza grigia...
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Scoprimmo che oggi il mare lascia un povero relitto,
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naufragi di catrame e di lattine arrugginite:
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parlare era soltanto un altro inutile delitto contro le nostre vite...
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Parlare, poi di cosa? Di quel vino troppo freddo e un poco andato?
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O di quel fritto misto dato lì con malagrazia naturale?
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A chi è triste di suo come un limone già adoperato
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dà ancora più tristezza mangiar male...
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E dire che volevo regalarti un compleanno un po' diverso,
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ma in noi turisti fuori di stagione c'era tutto di sbagliato:
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la notte, già una cosa andata via, il mattino perso
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e il pomeriggio forse già sciupato...
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Però malgrado tutto si era stati bene assieme,
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così, senza un futuro, in incertezza intenerita.
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Pensavo: "Farlo o no? Parlare o no? Restare assieme e poi cambiarsi vita?
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Ma se fossimo stati un' altra coppia fra le tante
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avremmo trasformato tutto in quella poca gioia
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o avremmo litigato per sfogare ad ogni istante l' urlare della noia?
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Domanda forse inutile, com'era forse inutile quel giorno,
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da prendere così come veniva, senza calcolare il resto;
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ci salutammo in fretta e in fretta anch' io feci ritorno:
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di marzo si fa sera ancora presto...
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GLI AMICI - GUCCINI
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I miei amici veri, purtroppo o per fortuna,
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non sono vagabondi o abbaialuna,
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per fortuna o purtroppo ci tengono alla faccia:
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quasi nessuno batte o fa il magnaccia.
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Non son razza padrona, non sono gente arcigna,
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siamo volgari come la gramigna.
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Non so se è pregio o colpa esser fatti così:
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c'è gente che è di casa in serie B.
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Contandoli uno a uno non son certo parecchi,
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son come i denti in bocca a certi vecchi,
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ma proprio perchè pochi son buoni fino in fondo
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e sempre pronti a masticare il mondo.
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Non siam razza d' artista, nè maschere da gogna
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e chi fa il giornalista si vergogna,
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non che il fatto c' importi: chi non ha in qualche posto
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un peccato o un cadavere nascosto?
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Non cerchiamo la gloria, ma la nostra ambizione
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è invecchiar bene, anzi, direi... benone!
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Per quello che ci basta non c'è da andar lontano
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e abbiamo fisso in testa un nostro piano:
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se e quando moriremo, ma la cosa è insicura,
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avremo un paradiso su misura,
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in tutto somigliante al solito locale,
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ma il bere non si paga e non fa male.
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E ci andremo di forza, senza pagare il fìo
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di coniugare troppo spesso in Dio:
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non voglio mescolarmi in guai o problemi altrui,
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ma questo mondo ce l' ha schiaffato Lui.
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E quindi ci sopporti, ci lasci ai nostri giochi,
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cosa che a questo mondo han fatto in pochi,
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voglio veder chi sceglie, con tanti pretendenti,
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tra santi tristi e noi più divertenti,
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veder chi è assunto in cielo, pur con mille ragioni,
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fra noi e la massa dei rompicoglioni....
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